Sabbiamara di Fabio Volpe (Passerino Editore)
«Mi chiamo Khaled, ho sette anni e amo la mia vita», affermi. A te, Khaled, e ai tanti Omar, Samir e Jafar è dedicato un racconto che sa di acqua di mare e tempesta, lanterne di notte e sole di Sicilia.
Piccoli bambini che, nel respiro felice della scoperta, assaporano la morte come un gioco, divertendosi a nascondino su una delle tante spiagge, famose mete di sciagure. Khaled voleva essere una rondine per volare a braccia aperte sulle ali della fantasia, ma la repentinità della fine ha racchiuso i suoi ricordi in un nido che sa di petrolio e sale di mare.
Un tema drammatico, toccato con le giuste corde della sensibilità infantile, che fa sembrare tutto più semplice e bello, anche il destino avverso di quella coda di serpente — annunciatrice di sciagure — che dalla sagoma del padre conduce direttamente a uno degli innumerevoli corpi senza vita sulla battigia.
«E tu chi sei», verrebbe da chiedere anche al lettore, perché, di fronte a tale autentica bellezza, capita di sentirsi umani e, semplicemente, bambini.
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Recensione a cura di Pamela Di Mambro